mercoledì 2 novembre 2016

Step 11: Un'aragosta documentata

Pieter Claesz,"Natura morta con astice e aragosta", 1643, Minneapolis, Minneapolis Institute of Art

Nel XVI l'abilità del pittore si misurava qui nella capacità di selezionar gli oggetti, di comporli e di descriverli con accuratezza poiché quanto più erano fedeli alla realtà, l'obiettivo primario era incuriosire e dilettare e tuttavia, nel realizzare di essere la vittima di un inganno. 
Un orologio, emblema del tempo, conferisce alla "Natura morta con astice e aragosta" di Pieter Claesz un esplicito tono didascalico. Qui i crostacei, prelibatezza marina destinata alle mense più facoltose, narrano i costumi alimentari raffinata dell'Olanda mercantile, come anche il piatto di porcellana importato dalla Cina e il pane bianco; l'elevato tenore di vita del destinatario dell'opera è palese e tuttavia l'immagine rivela molto altro.
L'astice e l'aragosta, ancora intatti sembrano indicare come i destinatari non abbiano ancora assaggiato la pietanza più appetitosa. La chiave escatologica permette l'inquadramento di quest'ultimo particolare sorreggendo per l'intera immagine una lettura cristiana: nell'esegesi biblica l'aragosta e il granchio, per la presunta abitudine di spogliarsi del vecchio involucro e rinnovare i loro gusci, sono simboli della Resurrezione. Così se il pane sbocconcellato indica che i committenti hanno già assaggiato il sapore della Resurrezione perché ancora vivi e troppo giovani. In questa stessa chiave la presenza della birra accanto al vino eucaristico è una preziosa indicazione sulla confessione dei committenti poiché, prodotta e consumata perlopiù nei paesi protestanti, essa non è solo la bevanda nazionale degli olandesi ma è anche e soprattuto sul simbolo della Chiesa riformata.

Le informazioni riportate nel post provengono dal libro "Arte e cibo" di Silvia Malaguzzi.

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